Teatro Paisiello
Il Teatro Paisiello sorge sull’area del precedente edificio che nel 1758 due nobili cittadini leccesi, Gaetano Mancarella e Francesco Antonio Bernardini avevano fatto costruire affidando il progetto all’ingegnere Giovanni Pinto. Il più antico Teatro Nuovo, che dal 1810 dopo ampliamenti e restauri prende il nome di Teatro San Giusto, fu ceduto nel 1867 al Comune che provvide a demolirlo per realizzare l’attuale edificio, affidando il progetto agli ingegneri Oronzo Bernardini e Enrico De Cataldis. Il teatro, dedicato al musicista tarantino Giovanni Paisiello, fu inaugurato nel dicembre del 1870 con la rappresentazione dell’opera “Il ballo in maschera” di Giuseppe Verdi. La facciata, con motivi di chiaro gusto neoclassico, è scandita in due ordini distinti da una cornice marcapiano. La parte inferiore, a bugne lisce, presenta nel corpo centrale tre arcate a tutto sesto con la chiave dell’arco sporgente. Le lunette, sopra le porte laterali, sono fregiate con strumenti musicali tra foglie di alloro, mentre quella centrale presenta un espressivo mascherone. Nella parte superiore, tre finestre a balconcino si alternano a coppie di paraste con capitelli in stile ionico. Ogni finestra è inquadrata da stipiti e architrave lineari, mentre al di sotto del davanzale si susseguono balaustrini dal profilo geometrico alternati al basamento delle paraste. Al di sopra delle finestre laterali si inseriscono riquadri con motivi decorativi che alludono alla destinazione d’uso dell’edificio, mentre sopra quella centrale c’è l’iscrizione “Teatro Paisiello 1870”. Sul lato destro, in posizione arretrata, c’è un corpo di fabbrica in cui è presente, nella parte inferiore, l’ingresso secondario e, nella parte superiore, una finestra. Il piccolo teatro, con soli trecentoventi posti a sedere, presenta una pianta a ferro di cavallo con tre file di palchi e la galleria. Dal foyer rettangolare si accede ai palchi per mezzo di due scale ricavate in uno spazio alquanto ristretto. L’interno è impreziosito da elementi decorativi realizzati da maestranze napoletane e salentine, tra cui si distinsero lo scenografo e ornamentista Onofrio Migliardi che dipinse lo scenario e Ferdinando Martina che realizzò l’orologio al centro dell’arco scenico. Il soffitto fu dipinto dal pittore napoletano Vincenzo Paliotti che ripropose figure allegoriche quali l’”Armonia” incoronata da un genio, la “Tragedia” con la tripode fumante e il pugnale, la “Commedia” e le “Grazie”, mentre le “Allegorie del Giorno e della Notte” furono dipinte nelle lunette dell’arco del proscenio. L’allestimento dei palchi fu affidato alla ditta milanese Falardi, mentre la ditta napoletana De Franceschi e Robiony eseguì alcune decorazioni del proscenio e gli intagli e le dorature dei parapetti dei palchi. Entro due nicchie del foyer sono collocati due busti marmorei dei musicisti Giovanni Paisiello e Leonardo Leo realizzati dallo scultore Achille Bortone.