Seminario
Il seminario di Piazza Duomo, iniziato nel 1694 per volere del Vescovo Antonio Pignatelli, su progetto dell’architetto Giuseppe Cino e terminato nel 1729, rappresenta una delle emergenze architettoniche più rilevanti del barocco leccese. Insieme al Campanile, al corpo della Cattedrale, al Palazzo Vescovile e ai Propilei, definisce uno degli spazi più suggestivi e scenografici della Città di Lecce. L’edificio, adiacente a quello dell’Episcopio, occupa il lato nord-ovest della piazza. Rifacendosi al prospetto del Convento dei Celestini, Giuseppe Cino progetta un corpo di fabbrica unitario e compatto dall’impianto monumentale, costituito dalla parte inferiore più aggettante, con un’articolata elaborazione decorativa; quella superiore, invece, conclusa da un cornicione con peducci di coronamento, molto più semplice e lineare, fu progettata dall’architetto Manieri. La facciata è scandita da lesene con conci bugnati e pregevoli capitelli terminali che individuano otto campate simmetricamente distribuite a destra e a sinistra del portale d’accesso, ognuna con due ordini di finestre modanate e arricchite da elementi decorativi scolpiti e ben equilibrati, inseriti in un paramento murario a bugne che conferiscono un forte effetto plastico all’insieme. Una balaustra continua, formata da colonnine intervallate da pilastrini con elementi decorativi, sovrasta e conclude la facciata del Cino. Di pregevole valore risultano le decorazioni del portale d’accesso (un tempo affiancato da due sculture rimosse in occasione di vecchi restauri) con paraste laterali e stemma episcopale posto sull’archivolto accanto a mensoloni figurati che reggono una pregevole balconata, nella cui zona retrostante si apre una trifora con archi a tutto sesto sorretti da colonne con capitelli di ottima fattura. Il prospetto laterale destro, di appendice alla facciata del Seminario, si presenta essenziale nel disegno con finestre e porte coronate da cornici lisce. Attraverso un portone riccamente decorato, si accede all’androne dalle volte lunettate e costolonate, espressione di una severa e composita architettura; sulle pareti laterali si notano otto busti in pietra leccese, raffiguranti i dottori della chiesa: a destra, San Atanasio, San Tommaso d’Aquino, San Gerolamo e Sant’Ambrogio; a sinistra, San Giovanni Crisostomo, San Bonaventura, Sant’Agostino e San Gregorio. Nell’atrio, al centro, troneggia un magnifico pozzo, opera del Cino, finemente ornato da puttini reggi festoni. La graziosa cappella (1696) conserva pregevoli tele, come quella di San Gregorio taumaturgo, firmata e datata 1696 da Paolo De Matteis e posta sull’Altare Maggiore, realizzato dal Cino, e quella di San Vincenzo diacono e Santa Domenica, quest’ultima posta sull’altare eretto nel 1704 dal vicario diocesano Scipione Martirano. Un’ampia scala conduce al primo piano, un tempo destinato ai seminaristi e ora Museo Diocesano. La Biblioteca Innocenziana, dal nome assunto da papa Antonio Pignatelli da Spinazzola, Vescovo di Lecce, ricca di oltre diecimila volumi, con incunaboli e molte cinquecentine italiane e straniere, è alloggiata nei locali del piano inferiore.