Sant'Irene
La Chiesa di S. Irene, detta dei Teatini, è stata eretta in onore della Santa di Tessalonica, compatrono di Lecce, prima del 1656, anno in cui fu proclamato il patrocinio leccese di Sant’Oronzo dal Pontefice Alessandro VII. La fabbrica fu eseguita da maestranze leccesi, a spese dell’Università, su disegno del teatino francesco Grimaldi, tra il 1591 e il 1639, anno della solenne consacrazione del tempio, ad opera del Vescovo di Brindisi. Tradizionalmente riferita al modello di Sant’Andrea della Valle a Roma, dove lavorò lo stesso Grimaldi, fu edificata dopo il Sant’Andrea delle Dame e il S. Paolo Maggiore di Napoli, che rappresentano i precedenti architettonici più stringenti per la Basilica leccese, ma il classicismo di queste due chiese napoletane in Sant’irene diventa più rigido e vuoto nella realizzazione delle maestranze locali guidate da Antonio Rienzo e Giambattista Perulli. La facciata a due ordini è scandita da paraste sovrapposte e da colonne, intervallate in basso da nicchie e cartigli e in alto da finestroni. Il portale è sormontato dalla statua di Sant’Irene, eseguita nel 1717 da M. Manieri, in origine patinata in bronzo, più in alto sul cornicione marcapiano è lo stemma civico della lupa col leccio coronato mentre, al centro del timpano, le insegne dell’ordine concludono simbolicamente il legame iconologico espresso nella facciata tra i Teatini e la Città. L’interno è a una navata aperta nei fianchi da profonde cappelle, con altari fastosi, specialmente nel transetto, attribuiti a Francesco Antonio Zimbalo. Tra gli artisti presenti si distinguono Cesare Penna, G. Cino, M. Manieri, G. Verrio, O. Tiso e i padri teatini F.M. Galletti e P. Caracciolo, autore quest’ultimo di un monumentale tabernacolo presente sull’altare maggiore. Di notevole interesse pittorico è la grandiosa tela del Tiso, il “Trasporto dell’Arca”, collocata nella parete dell’abside, e proveniente dalla Cattedrale. Nel transetto destro spicca il settecentesco altare dedicato a Carlo Borromeo, raffigurato in una tela affiancata da coppie di colonne tortili. Nel transetto sinistro vi è il pregevole altare dedicato a Sant’Irene, ricco di decorazioni e statue, tra cui nove busti di Santi posti in nicchie che occupano la parte centrale dell’altare, anch’esso affiancato da colonne tortili. Il campanile della Chiesa fu utilizzato come stazione del telegrafo ad asta. Nel 1860, nella Chiesa, si svolsero le operazioni per il plebiscito per l’unità nazionale. Nel 1866, in seguito alla seconda soppressione dei Teatini, la Chiesa rimase aperta al culto e affidata al teatino leccese Personè. Il 18 gennaio 1809, fu stipulata la trasmissione in toto della Chiesa con l’annesso convento al Comune di Lecce, con la condizione di continuare la pratica del culto. L’intero complesso è perfettamente integrato nell’ambiente urbano, così come l’opera dei clerici regolari doveva essere in sintonia con la vita spirituale e temporale dei leccesi.