Piazza Duomo e il Campanile
Piazza Duomo è stata definita da Cesare Brandi un grande cortile, cui dà l’accesso un grande portone scoperto come una terrazza. Nella piazza assistiamo al trionfo del barocco leccese, i rapporti misteriosi e precisissimi che intercorrono tra l’altezza del Campanile e la larghezza del sagrato, il cannocchiale dell’ingresso e lo scenario della loggetta di fondo determinano un preciso addentellato di volumi, tale da non riuscire a cogliere la ragione del meraviglioso equilibrio che sulla piazza si sviluppa. Il cortile del Vescovado era ed è il centro e lo sbocco della vita ecclesiastica di Lecce anche se era al contempo piazza mercato, in contrapposizione al centro laico della Città, rappresentato da piazza Sant’Oronzo. Questo cortile, sebbene più volte modificato, risale al tempo del Vescovo Girolamo Guidano, (1420-25). Adesso si accede dopo aver attraversato i Propilei, realizzati da Emanuele Manieri dopo la demolizione degli originali muri d’ingresso. I pilastri, sormontati da statue e balaustre, si dispongono a imbuto e raccordano le vie G. Libertini, G. Palmieri (che conduce ove un tempo sorgeva la porta San Giusto di Napoli, nel passato arteria principale della città) e corso Vittorio Emanuele II, che porta in piazza Sant’Oronzo. In un’acquaforte eseguita nel 1634 dal prete leccese Pompeo Renzo è raffigurata la fiera detta “Panieri” o “Spasa del Monsignore”, che si svolgeva in Piazza Duomo, nella quale si vendevano giocattoli e frutta autunnali. Al centro del cortile c’era, fino al 1957, una fontana con la coppia dei cavalli alati, modellata da Antonio Bortone ed eseguita nel 1925. In questo spazio, aperto e chiuso al contempo, si incontrano tutti i maestri locali del Barocco e del Rococò, i quali, per un intero secolo tra Seicento e Settecento, in questo mirabile spazio collocano più edifici, adottando una misura e un garbo che fondono nella coralità di civilissime architetture gusti personali tra loro indipendenti. Nell’intero cortile i Propilei, il Campanile, la Cattedrale, L’Episcopio e il Seminario sembrano voler intessere un dialogo nobile e gentile disponendosi in un amabile girotondo, realizzando in questo modo una delle più belle e scenografiche piazze d’Italia. Il Campanile, alto 70,72 metri dal livello del suolo, fu costruito da Giuseppe Zimbalo tra il 1661 e il 1682, su commissione del Vescovo Luigi Pappacoda, sull’area di una precedente torre abbattuta nel 1574. Il campanile, oltre a essere il simbolo dell’egemonia del Vescovo sulla Città e sul territorio, ha avuto anche una funzione difensiva dominando, con la sua mole, il mare Adriatico e lo Ionio. La struttura, a cinque piani rastremati, è completata da una cupola ottagonale, con un ballatoio adornato da quattro pinnacoli a forma di vasi fioriti sulla quale è posta, a mò di bandiera, la silhouette metallica di Sant’Oronzo, Patrono della Città dopo la pestilenza del 1656. Ogni piano del Campanile è definito da una balaustra e al centro di ogni lato vi è una monofora incorniciata da lisce paraste sulla cui sommità campeggiano epigrafi latine dettate nel XVII secolo da G. Camillo Palma, arcidiacono della Cattedrale. Agli spigoli di tali targhe ricorre ripetutamente, come caratteristico motivo di gusto fanzaghesco, la punta lanceolata. Il Campanile, con la sua mole, è il punto di riferimento dell’intera città e del territorio circostante, sia dal punto di vista ecclesiastico che laico, assumendo la funzione di punto centrale dell’intero centro storico.