Chiesa Del Carmine
I Carmelitani si insediarono nella città di Lecce probabilmente nel 1481 occupando una Chiesa fuori le mura, nelle vicinanze di Porta San Biagio. In seguito a un terremoto che distrusse il complesso conventuale negli anni quaranta del Cinquecento, abbandonarono il “Carmine vecchio” per insediarsi nelle mura nei pressi della Chiesa dedicata a San Nicola. In quel luogo, furono costruiti la nuova Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine e il convento. Del 1592 è il contratto con i capomastri Paduano Baxi, Massenzio Trisolo e Pierangelo Cocciolo, per la costruzione del chiostro del convento. La prima pietra della chiesa attuale fu posta il 15 luglio del 1711, vigilia della festa della Vergine Santissima del Carmine, alla presenza del priore Elia Giancola e dell’architetto leccese Giuseppe Cino. La Chiesa presenta un’imponente facciata in cui alla simmetria e alla proporzione, ottenuta dalla scansione della superficie attraverso lesene poco aggettanti e cornici marcapiano, si unisce una ricercatezza ornamentale e plastica determinata dalla diamantinatura delle superfici libere, dalle sculture e dai rilievi. L’immagine della Madonna del Carmine, entro una ghirlanda fiorata sostenuta da angeli al centro del timpano curvilineo del portale, e lo stemma dell’Ordine al di sopra, le statue dei Profeti Elia ed Eliseo e dei Santi Angelo e Alberto nel registro inferiore e le statue di Santa Teresa d’Avila e di Santa Maria Maddalena de‘ Pazzi nel registro superiore, sintetizzano la celebrazione dell’Ordine Carmelitano e dei suoi Santi. La Chiesa si sviluppa su una pianta articolata, con un corpo longitudinale ellittico innestato ad un transetto non sporgente, sul quale si apre un profondo coro a terminazione piatta. Una svettante cupola si imposta al centro dell’area presbiteriale determinando una spazialità accentrata e unitaria. Giuseppe Cino asseconda l’andamento curvilineo delle pareti piegando le paraste sugli angoli ottusi e inserendo armoniosamente gli altari riccamente decorati con motivi tratti dal repertorio barocco. Alla realizzazione di questi, della torre campanaria e di altri interventi di completamento, alla morte di Giuseppe Cino nel 1722, si ritiene abbia lavorato Mauro Manieri. Su alcuni altari trovano posto sculture e dipinti spesso riadattati in cornici mistilinee, provenienti dalla precedente chiesa. Tra i ricchi arredi variamente databili tra fine XVI e XVIII secolo, si ricordano il “Cristo alla colonna” di Vespasiano Genuino da Gallipoli, la tela collocata nel controsoffitto a cassettoni raffigurante la “Madonna con Bambino e Santi Carmelitani”, attribuita a Paolo Finoglio e quattro tele della fine del XVI secolo raffiguranti i profeti Elia, Eliseo, San Giovanni Battista e Sant’Onofrio. Tra gli altari di maggiore interesse si segnalano quello maggiore e quelli dedicati al Profeta Elia, ai Santi Nicolò e Antonio Abate, alla Purificazione con una tela della “Presentazione al tempio di Gesù” e quello dedicato a San Francesco da Paola. Gli ambienti del convento sono organizzati intorno ad un chiostro quadrangolare i cui prospetti interni mostrano i segni degli interventi ottocenteschi. Per tutto il piano terra si susseguono arcate a tutto sesto impostate su pilastri a fusto liscio, mentre al primo piano, lungo il lato che confina con la Chiesa, si apre un loggiato. Il portico è coperto con volte a crociera, le cui chiavi di volta e peducci sono spesso decorati, mentre alcune lunette sono affrescate. Al pian terreno è presente un interessante ambiente con volta a padiglione affrescata da motivi a grottesche e scene della vita del Profeta Elia e ritratti di Santi Carmelitani. La comunità fu soppressa nel 1807 e dal 1813 il convento fu adibito a caserma. Nella seconda metà del secolo sono documentati molti interventi di ristrutturazione e abbattimento di corpi di fabbrica che ne hanno modificato l’aspetto all’esterno e all’interno.