Basilica Di Santa Croce
BASILICA DI SANTA CROCE (ita)
La Chiesa e l’attiguo Convento dei Celestini costituiscono in un armonioso complesso unitario il più compiuto esempio del barocco leccese. La Chiesa, edificata in sostituzione dell’antica situata all’interno dell’attuale castello, venne realizzata a più riprese tra il 1549 e la metà del secolo successivo, grazie all’avvicendarsi di tre generazioni di architetti e maestranze. La facciata, articolata su due ordini sormontati da un grande fastigio, rivela in maniera evidente un doppio registro stilistico scandito dalla lunga balconata sorretta da telamoni (sei figure umane e sette animali) e conclusa da una balaustra decorata da putti portatori di emblemi. L’ordine inferiore venne compiuto nel 1582 dall’architetto leccese Gabriele Riccardi: a lui riconducono la geometrica articolazione della superficie, scompartita da sei colonne a fusto liscio addossate alle pareti, il pilastro angolare forato ad ovoli che ingloba una colonna, la decorazione ad archetti pensili, chiaro omaggio alla tradizione dell’architettura romanica, in combinazione con il fregio di ispirazione classica lungo la trabeazione. Di Francesco Antonio Zimbalo sono ,invece, i tre portali (1606), più semplici quelli laterali con gli stemmi dei Celestini (sinistra) e della Croce (destra), più articolato quello centrale, reso interessante dalle colonne binate con i piedistalli ruotati a 45°, al di sopra delle quali si distende una ricca trabeazione con fregi e stemmi. Nel secondo ordine, dove gli elementi scultorei raggiungono la massima esuberanza, quattro colonne decorate scandiscono gli spazi, conclusi in alto da una trabeazione con un fregio a motivi vegetali e putti che reggono le lettere nel nome dell’abate committente dei lavori. Domina il riquadro centrale, il grande rosone firmato da Cesare Penna, e marcato da una cordonatura recante i simboli della Passione, mentre in alto, negli angoli, un cartiglio frazionato in due parti riporta la data di esecuzione: 1646. Al lato si aprono due nicchie con statue di San Benedetto (destra) e San Pietro Celestino (sinistra) mentre sulle volute esterne poggiano due grandi figure allegoriche. Conclude la facciata il fastigio mistilineo con al centro l’emblema della Croce (seconda metà del XVII sec.), attribuito generalmente a Giuseppe Zimbalo. L’interno, a croce latina, è articolato in tre navate suddivise da colonne con capitelli recanti testine di Apostoli, simboli degli evangelisti, e teste di profeti: quella centrale è sormontata da una sontuosa copertura lignea a lacunari (XVI sec.), quelle laterali da volte a crociera e festoni assiali. All’incrocio dei bracci del transetto si innesta una cupola riccamente decorata (1590), mentre il presbiterio termina in un’abside costolonata e polilobata. Lungo le navate laterali, si susseguono profonde cappelle ospitanti altari barocchi in pietra leccese, con tele del XVII e XVIII sec.: si distinguono quelle della Trinità di Gianserio Strafella (seconda metà del XVI sec. ), nel transetto destro, di sant’Antonio da Padova di Oronzo Tiso (sec. XVIII, prima cappella a destra), della Natività di Giovan Battista Lama (sec. XVII-XVIII, seconda cappella a destra) e la tela votiva di Sant’Oronzo (quinta cappella a destra) con versi in dialetto leccese dedicati a ricordo della protezione data alla Città dal Santo durante il terremoto del 1743. Spettacolare è poi l’altare di San Francesco da Paola, nel transetto sinistro, opera di Francesco Antonio Zimbalo, (1614) che ripete l’effetto scenografico delle colonne su pilastri ruotati e nei pannelli racconta episodi della vita del Santo e della guerra combattuta a Otranto contro i turchi nel 1480. Soppresso l’ordine nel 1807, la Chiesa venne per un breve periodo abbandonata per essere poi riaperta al culto nel 1833.